La vita spesso mi riserva delle sorprese, ma nulla mi aveva preparato alla tempesta che si è scatenata quando mi sono resa conto di essere co-genitore di un coniuge che mostrava segni di Disturbo Borderline di Personalità (BPD) in un contesto legale come quello svizzero. Il viaggio è stato una montagna russa di emozioni, un’esperienza illuminante ma impegnativa che condivido nella speranza di fare luce sull’alienazione parentale e sulle sue cause.
Attraverso discussioni coinvolgenti con esperti locali, è stata svelata l’oscura realtà dell’alienazione parentale. Le conoscenze acquisite mi hanno aperto gli occhi, aiutando me e altri a navigare nel complesso terreno della co-genitorialità in mezzo ai disturbi di personalità.
È stato evidenziato un modello preoccupante: un genitore che agisce come agente di divisione tra un co-genitore e un bambino, spesso indicativo di un disturbo di personalità sottostante, in particolare il BPD. I genitori con BPD lottano con il controllo emotivo, tornando spesso a uno stato infantile quando le emozioni diventano opprimenti. L’effetto a catena di questa situazione sulle dinamiche familiari è un’esperienza straziante, soprattutto per i bambini.
Il sistema giuridico svizzero, purtroppo, non ha riconosciuto lo stato emotivo irregolare di mia moglie, “proteggendola” ciecamente senza approfondire alla radice la necessità di tale protezione. Questa svista ha avuto un impatto profondo sulla famiglia, soprattutto in un Paese che si vanta della giustizia e dell’uguaglianza.
A causa della mia attuale situazione lavorativa, la bilancia pendeva a favore di mia moglie durante la battaglia per l’affidamento, allontanandomi ulteriormente dai miei figli. La decisione non solo mi ha allontanato dai miei amati figli, ma li ha anche messi in pericolo ponendoli in una costante spirale di instabilità generata dalle tendenze del BPD.
La mentalità vittimistica è un tratto distintivo degli individui con BPD. Spesso si percepiscono come vittime, incolpando gli altri per le loro disgrazie e, nel tentativo di calmarsi, vittimizzano coloro che li circondano. Questo comportamento si trasforma in una forma di alienazione parentale, che getta l’altro genitore come non amorevole e incapace, distorcendo la realtà per adattarla alla propria narrazione.
È comune la tattica della “scissione”, in cui il genitore BPD etichetta i membri della famiglia come alleati o nemici, causando una spaccatura significativa all’interno della famiglia. Le conseguenze del divorzio amplificano questi comportamenti, erodendo la rete di sostegno vitale di cui i bambini hanno disperatamente bisogno e lasciandoli come vittime più colpite.
Affrontare questa situazione esplosiva ha richiesto una miscela di pazienza, consapevolezza di sé e gestione strategica delle emozioni. La compassione è essenziale, ma deve avere dei limiti. È un equilibrio delicato da mantenere, assicurandosi di non diventare uno zerbino per i comportamenti irregolari di un individuo BPD.
Dare priorità alla cura di sé è diventato il mio mantra. La stabilità che fornisco ai miei figli è un baluardo contro il caos che deriva dall’altro genitore. Assicurare il mio benessere non era egoismo, ma una necessità, una parte del mio dovere di genitore di fornire un ambiente sicuro e accogliente ai miei figli.
Riconoscere le emozioni del mio ex coniuge, gestire le mie reazioni e mantenere un contegno calmo in mezzo alle tempeste ha contribuito in modo significativo a mantenere una parvenza di equilibrio. È fondamentale non farsi risucchiare dal vortice emotivo che le persone con BPD spesso creano.
Il gioco della colpa è una tattica classica del BPD e superare l’impulso a prendere le cose sul personale richiede una pelle spessa. Ho capito che le accuse che mi venivano rivolte erano solo proiezioni e non rispecchiavano la realtà.
Non aver avuto la possibilità di spiegare la situazione ai miei figli in modo adeguato alla loro età e alla loro comprensione è un rimpianto che pesa molto sul mio cuore. Credo che avrebbe potuto cambiare la dinamica della nostra famiglia, fornendo loro una prospettiva equilibrata in mezzo alle narrazioni contrastanti che ricevevano dall’altro genitore.
Il viaggio di co-genitorialità con un coniuge BPD in Svizzera è carico di sfide, sconvolgimenti emotivi e innumerevoli curve di apprendimento. È un percorso che richiede resilienza, comprensione e una solida rete di supporto. Condividendo la mia esperienza, spero di promuovere la consapevolezza sull’alienazione parentale e di fornire un barlume di speranza e un senso di cameratismo a coloro che navigano in mari simili e tempestosi.
Ricordate che, in mezzo alla tempesta, il genitore calmo e razionale è il faro della speranza per i figli, che li guida attraverso le acque turbolente verso un porto di stabilità e amore.